Clooney mi (ci) ha abituato troppo bene con i film a sfondo
politico-sociale (Good night, and good luck) da non poter ora esprimere una
punta di delusione per “le idi di marzo”.
Il film racconta il dietro le quinte della campagna delle
primarie democratiche in Ohio, stato chiave per la vittoria finale. Il dietro
le quinte è essenzialmente la sfida letale e senza remore etiche o morali tra i
guru delle strategie. In verità il protagonista Steven Meyers (interpretato da
un ottimo Ryan Gosling) è inizialmente animato da entusiasmo e fede nel suo
candidato (“tu hai fiducia in Morris,
arriverà il momento in cui ti deluderà” lo avverte la giornalista Ida, una
splendida Marisa Tomei) oltre che da un’ingenuità che gli costerà cara. Gli
costerà la metamorfosi in spietato, cinico, arrivista al pari degli altri.
Ecco quello che veramente il film, tratto da una piece
teatrale, sembra raccontarci: non c’è spazio e speranza nel mondo della politica
per gli ideali, gli entusiasmi, i sentimentalismi e neanche per le regole.
Steven le infrange (chiedendo 500 dollari fuori rendiconto) per far abortire la
stagista che si porta a letto e che è stata messa in cinta dal suo candidato e
questo è solo l’inizio della sua trasformazione che lo condurrà, attraverso
ricatti e colpi bassi, alla vittoria ossia a divenire il responsabile unico
della campagna elettorale di Morris. Anche Morris dietro l’immagine di grande
innovatore democratico nasconde le sue debolezze (la relazione con la stagista)
ed è costretto ad accettare compromessi (l’accordo con un senatore non proprio
limpido ma con una dote di 346 fedelissimi delegati) per vincere. Non c’è
vittoria, dunque, senza spietatezza e mediazioni, senza un sottobosco di piccoli
o grandi “porcate” (“Sono le puttanate che fanno i
repubblicani. E sono le puttanate che li fanno vincere”), senza
amanti o relazioni pericolose.
La sceneggiatura pare ottima, i dialoghi sono esaltanti, gli
attori straordinari (oltre a Clooney/Morris, Gosling/Meyers e Tomei/Ida ci sono
e sono assolutamente superbi Philippe Seymour Hoffman e Paul Giamatti); la
tensione, nonostante i continui colpi di scena, è blanda. E questa, secondo me,
è la debolezza del film. Che comunque mi è piaciuto.