lunedì 14 gennaio 2013

sistema di sudditanza basato sullo scambio



Il Sindaco della nostra città, i suoi Assessori Aldo Damiano e Luigi Boccalone, i dirigenti che si è scelto, talora forzando le procedure, e tutte le altre persone coinvolte nell’inchiesta “mani sulla città” sono innocenti, per legge. Allo stato non sono neanche imputati, non esistendo ancora un provvedimento di rinvio a giudizio. Essi, dunque, sono solo indagati, oggetto di provvedimenti cautelari, disposti dalla Magistratura, per la rilevanza degli elementi al loro carico e la riconosciuta (dal GIP) sussistenza del pericolo di fuga e di inquinamento delle prove.
Disapprovo profondamente le modalità con cui Pepe ed i suoi “delegati”, Damiano e Boccalone, operavano nell’esercizio dell’attività amministrativa. Direi, anzi, che il loro modo di stare in Comune, verificato in un anno e mezzo di convivenza in Giunta, mi ha disgustato. Non sono parole d’occasione ma idee che ho sempre manifestato, anche pubblicamente e a più riprese. Ciò non di meno nutro profondo rispetto per quello che considero un dramma umano, comunque ed in ogni caso: l’assoggettamento a misure restrittive della libertà. Credo che il rispetto, più che la insignificante solidarietà di facciata, sia dovuto a queste persone, evitando ogni giudizio sommario, la gogna pubblica, la valutazione della rilevanza penale delle condotte di cui si hanno e possono avere solo indicazioni approssimative e che, soprattutto, compete solo ai giudici di merito.
Il rispetto delle persone non collide, tuttavia, col dovere civico di una riflessione che gli indagati stessi dovrebbero avviare per rispetto, anche questo dovuto, dei cittadini che li hanno democraticamente e liberamente (?) eletti.
L’Amministrazione comunale di Benevento, in particolare sotto la guida del Sindaco Pepe, ha operato in spregio dell’interesse collettivo, del bene comune, dell’efficienza, della prudenza, della trasparenza. Sono dati di fatto, questi, non mere conclusioni della Magistratura. E del resto il “Comune” già da prima della deflagrazione prodotta dagli atti giudiziari, non era e non è nell’immaginario collettivo il luogo terzo, dove politici sagaci si riuniscono per Amministrare con l’obiettivo di realizzare il progresso della comunità ed il benessere di tutti. Il “Comune” è stato degradato, nell’esperienza quotidiana, a luogo di “intermediazione” e contrattazione per il soddisfacimento e la realizzazione di questo o quel bisogno, interesse, progetto, servizio.
Le espressioni del Procuratore Maddalena e quelle, trapelate, del GIP Flavio Cusani hanno scosso l’opinione pubblica cittadina ben più di quel che appare benché i concetti espressi non siano suonati nuovi alle orecchie di nessuno. I Magistrati hanno parlato di: “sistema di illegalità diffuso” “comitato trasversale di affari” “inquinamento ambientale nelle procedure d’ufficio”, politici e dirigenti che non si muovono per il solo interesse pubblico, dirigenti mediocri, “palese disonestà”, “imprenditori spregiudicati”. Larga parte della cittadinanza dava già per scontato il tutto o almeno lo sospettava; gli atti giudiziari, caratterizzati per l’autorevolezza dei Magistrati inquirenti e la saggia cautela che solitamente contraddistingue l’operato del GIP Flavio Cusani, non hanno fatto altro, dunque, che marcare, come con un evidenziatore fosforescente a punta doppia, parole già presenti nelle menti dei più e che ora non si riesce a far finta di ignorare o lasciare in secondo piano.
L’Amministrazione a guida Pepe ha realizzato con scientifica e pervicace determinazione un sistema di sudditanza politica e sociale basato sullo scambio: consigliere suddito in cambio di questo o quel “piacere” destinato ad alimentare il consenso clientelare, cittadini sudditi in cambio di questo o quel favore, anche solo promesso. Abbiamo così assistito all’indegna pratica dei “Consiglieri delegati”, una specie di sub assessori famelici, allo sperpero di denaro pubblico per la nomina di consulenti inutili e dirigenti incompetenti e “dipendenti”, alla disorganizzazione di ogni servizio pubblico, al fiume incontrollato di spese nelle aziende speciali. Che in questo sistema qualcuno abbia potuto pensare di alzare il tiro, iniziando a lucrare, mercificando appalti o altri servizi, mi pare una conseguenza inevitabile che non possa destare meraviglia.
Se Fausto Pepe, che ha avuto il consenso elettorale senza aver mai maturato autorevolezza né guadagnato la fiducia dei cittadini, se ne meravigliasse, attesterebbe di essere poco intelligente e poco attento, di non essere, dunque, all’altezza del ruolo cui è stato demandato. Dovrebbe andarsene, quindi, lasciare, ammettendo di non capir nulla.
Se Pepe, invece, come ritengo, è uomo di intelligenza acuta, non può dissociarsi, non già dall’operato di Damiano e Boccalone, che come detto, al momento sono innocenti, ma dal sistema di sudditanza basato sullo scambio, nel confine delle leggi (ove fosse oltre ce lo dirà il processo), che egli ha coscientemente messo in piedi, alimentato e diffuso. Anche in questo caso, ed a maggior ragione, Fausto Pepe dovrebbe rassegnare le dimissioni da Sindaco, per rispetto della sua stessa intelligenza e della città, di cui, in verità, ha sin’oggi dimostrato di interessarsi poco e male.