lunedì 15 maggio 2017

Come andò



Nicola Sguera, stimato professore, Consigliere Comunale del Movimento 5 Stelle, candidato più votato alle ultime elezioni amministrative per l'elezione del Sindaco e del Consiglio Comunale di Benevento, mi ha coinvolto, bontà sua, in una riflessione che ha postato sul suo blog e che è possibile leggere a questo link (clicca qui).
Il “pentaprof”, come gli amici e forse anche i nemici lo hanno ribattezzato, mi è caro nonostante la scarsissima frequentazione e lo sclero che mi scatena la sua passione per il Fatto Quotidiano e Franco Arminio, nonostante le forzature delle sue interpretazioni. Mi è caro e per questo lo assolvo dal peccato grave di non aver mai accettato l'invito a cenare e cazzeggiare a casa mia. Mi è caro ma non posso accettare per mille e più motivi il suo tentativo di attrarmi in una discussione politica. Nicola è un personaggio politico investito di cariche istituzionali elettive, io sono solo un professionista a volte avvilito da una inguaribile solitudine emotiva che nausea al punto da far vomitare post, spesso ironici, a volte provocatori, altre volte ignobili, sui social.
Con questo post sul mio blog, abbandonato da anni, fornisco solo una precisazione in ordine ai fatti del 2006, evocati con qualche errore di ignoranza (dei fatti) da Nicola nel pezzo già citato e linkato.

Sabato 10 giugno 2006. Sono quasi sicuro di quella data. Ero in auto con la famiglia e tornavo da Frattamaggiore, il paese di mia moglie. Anna Stella e Marina dormivano e io meditavo sul menu per la festa del mio onomastico, quando trillò il telefonino (gli smartphone non c'erano ancora o almeno io non l'avevo. Il primo l'ho comprato nel 2011).
"Anto', sto con Gianluca Serafini, il segretario di Rifondazione Comunista. Ti dobbiamo parlare."
Era Gabriele Corona, amico dai tempi in cui provavo ad attivarmi, dalla stanza in cui si esauriva la mia vita, coi radicali per sostenere proposte di civiltà e laicità. Tempi anche di impegno con la People's Handicap Association, associazione che portò avanti grandi battaglie, ai limiti del scontro fisico, sulle questioni riguardanti l'inclusione sociale dei disabili.
Si presentarono a casa pochi minuti dopo il mio rientro. Non avevo idea di cosa volessero parlarmi, non conoscevo Serafini, non mi stavo in alcun modo avvicinando al PRC. Avevo partecipato, su invito di Gabriele Corona, ad un'iniziativa sui trasporti, durante campagna elettorale, a sostegno di Fausto Pepe. Aggiungo che avevo seguito solo disttattamente quella tornata amministrativa.
Corona presentò Serafini. Mi fu detto che c'era un accordo tra Fausto Pepe e Corrado Gabriele, allora Assessore regionale alla formazione, per designare a Benevento un Assessore in quota PRC. L'accordo (tra Corrado Gabriele, Gianluca Serafini e Fausto Pepe) si reggeva sulla promessa di un finanziamento. Il PRC di Benevento doveva indicare un nome da inserire in una terna espressione della civica che aveva sostenuto Pepe. L'indicazione della terna era solo una finta per rispettare gli accordi all'ìinterno della civica, espressione di più anime, ma l'Assessorato “toccava” all'uomo indicato dal PRC. E quell'uomo fui io.
Chiesi tempo per poter riflettere, per lo più in ordine alla gravosità dell'impegno e alla responsabilità che andavo ad assumere ove avessi accettato. Mi fu detto che di tempo ce n'era pochissimo. Mi riservai di esprimermi in serata. Dopo un paio d'ore mi chiamò Serafini per sollecitarmi e assentì a che il mio nome fosse inserito nella terna e quindi, di fatto, ad accettare la nomina ad Assessore, che arrivò, puntuale, dopo pochi giorni. Si scatenarono reazioni da parte delle altre anime della lista che sfociarono in offese personali nei miei confronti, cui ovviamente non risposi. Non sapevo, nulla, del resto, dei loro accordi interni, delle beghe e, con l'eccezione di Alessio Fragnito, nemmanco conoscevo i personaggi che si lamentavano.

Conoscevo Fausto Pepe dagli inizi degli anni '90 ossia da quando Pasquale Viespoli, cui resto ancor grato per l'esperienza preziosa di cui volle rendermi partecipe, mi nominò nel Consiglio di Amministtazione dell'AMTU, poi AMTS. In quel Consiglio lavorai accanto a persone di eccezionale valore quali Pietro Travaglione, Raffaele Delcogliano e Silvia Ullo, straordinaria professionista nonché moglie, appunto, di Fausto Pepe. Credo quell'esperienza abbia contribuito ad agevolare la nomina, avendo conto Fausto almeno della diligenza con cui avevo lavorato in AMTS. Ben più, chiaramente, aveva pesato il rapporto tra Serafini e Corrado Gabriele con la relativa promessa di finanziamento.
L'occasione offrtami dal caro NicolaNicola Sguera è ghiotta per proseguire e raccontare cosa successe nell'anno e mezzo in cui sono statstato Asssessore, prima di dimettermi per incimpatibilità con quella Giunta. Raccontare le miserie di uomini di “sinistra” e sindacalisti affaristi, per dettagliare le pratiche clientelari - spartitorie che provarono ad impormi, per denunciare la disumanità, la falsità, la mediocrità. Ci rinuncio, però. Non ho voglia manco di ricordare, figurarsi di scrivere. Basti sapere che iniziò allora a maturare il mio schifo per l'universo sinistro della sinistra e di tutto il mondo sinistroide. Piccoli accattoncelli senza arte ne parte.