sabato 24 marzo 2012

dal 2004 per l'ASIA spesi 60 milioni ed investiti meno di 5

Dal 2004 ossia da quando ha assunto la forma di società per azioni e sino al 2010 (non sono ancora pubblici i dati del bilancio 2011)  l’ASIA è costata ai beneventani oltre 60 milioni di euro: 53 per il servizio e 7 per le perdite, realizzate al ritmo di un milione di euro all’anno in media. A fronte di questo stock spaventoso di spesa gli investimenti netti risultano essere stati inferiori a 5 milioni di euro. L’inadeguatezza degli investimenti è quotidianamente sotto gli occhi di tutti ed è ben rappresentata dalla fatiscenza, precarietà e ristrettezza della sede operativa di via Ponticelli. Nel cuore di una zona sempre più densamente abitata, a ridosso del centro storico, affacciata su uno snodo oramai nevralgico di collegamento tra la parte bassa e la parte alta della città, lungo l’asse per collegamenti viari autostradali, quella sede, con il ricovero dei mezzi adibiti alla raccolta dei rifiuti e l’officina per le riparazioni ed i lavaggi, che se appartenesse ad un’azienda privata, sarebbe probabilmente oggetto di numerose contestazioni da parte della pubblica amministrazione (sanitaria in primis), è l’emblema della carenza di una seria politica degli investimenti. E come tutti sappiamo senza investimenti le aziende muoiono.
Mentre, dunque, languono gli investimenti la spesa d’esercizio e le perdite sono lanciate al galoppo, senza freni e senza inibizioni. L’ASIA, come per la verità le altre partecipate e collegate, è, dunque, gestita e concepita come un centro di spesa e non come un’azienda che investe per la realizzazione di un servizio secondo criteri di economicità ossia con l’obiettivo minimo del pareggio di bilancio.
Odo già le osservazioni dei politici da strapazzo per i quali i servizi pubblici sono naturalmente gestiti in perdita e mi limito ad osservare che per il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti la legge impone che il costo sia interamente coperto dai cittadini attraverso il prelievo TARSU. E’ dunque fissato dalla legge il sostanziale obbligo di pareggio. Non è detto, poi, che un servizio pubblico debba essere svolto necessariamente con metodo antieconomico tendente alla perdita. La verità è che queste aziende sono asservite ad un potere politico che usa le “partecipate” ed i soldi dei cittadini per realizzare obiettivi altri e poco confessabili.
La discussione in atto in questi giorni sul Presidente Lonardo è illuminante in tal senso. Non si capisce bene cosa gli si imputi e le imputazioni sono di carattere estemporaneo, propagandistico, superficiale. La città è sporca, è vero. Ma lo si sapeva che lo sarebbe stata. Tutti i soldi disponibili ed anche più sono stati spesi nei due anni prima delle elezioni ed ora si paga il conto. L’ASIA non riesce a svolgere il servizio, l’AMTS non riesce manco a pagare gli stipendi. Rispetto a questi drammatici risultati ed alle cifre che ho esposto in apertura un’azionista consapevole di rischiare i soldi propri avvierebbe un’analisi profonda dei risultati e delle loro cause per elaborare un piano strategico per il futuro ed individuerebbe, infine, un management capace e disponibile a realizzare quel piano.
In questi giorni, invece, il Sindaco e la sua maggioranza discutono terribilmente di chi piazzare dove senza curarsi neanche di fingere una discussione che abbia un minimo di tecnicità, profondità, accuratezza di analisi e proposta. Alla fine ad un Lonardo se ne sostituirà un altro.
Il management delle aziende partecipate e degli altri enti e para enti pubblici, infatti, è individuato in perfetta coerenza con gli obiettivi dell’azionista politico (maggioranza di turno): privilegio delle appartenenze, disponibilità all’ascolto di esigenze extra aziendali. Lonardo o prima di lui De Longis o chi per loro sono stati scelti per essere abili e riconosciuti manager delle aziende di settore?
L’ASIA e le altre partecipate e collegate avrebbero bisogno di obiettivi chiari e codificati, investimenti duraturi, management competenti. La politica non pare indirizzata su questa via. Ci sorbiremo un Consiglio Comunale in cui si discuterà del guascone Lonardo piuttosto che di bilanci, di domeniche ecologiche piuttosto che di investimenti, di percentuali a caso e via discorrendo. Si continuerà a spendere tanto, investire poco, a designare management di comodo ad avere servizi a singhiozzo (3 anni no e due si); lo hanno deciso gli elettori il 16 maggio 2011.




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