venerdì 2 settembre 2011

vicenda lavoratori consorzi rifiuti

Ieri l’altro si è avuta notizia della conclusione della drammatica vicenda dei 127 lavoratori dei Consorzi rifiuti, che per mesi hanno resistito e protestato senza stipendio, senza lavoro e senza chiare prospettive. La Regione Campania ha messo sul tavolo i soldi ed imposto un accordo che prevede il ritorno a lavoro di questi dipendenti per gestire la raccolta differenziata nei 26 Comuni della provincia, incluso il comune capoluogo Benevento, che al 31.12.2010 non hanno superato la soglia del 35%.
Nei lunghi mesi della vertenza i sindacati confederali (CGIL, CISL e UIL) e gli amministratori della Provincia e dei Comuni interessati si sono battuti perché i 127 lavoratori fossero posti in Cassa Integrazione, anticamera del licenziamento. Per questo obiettivo sono state svolte serrate trattative, sono stati convocati innumerevoli “tavoli”, sono stati siglati accordi in prefettura. Tutto questo mentre i lavoratori esasperati (per molti di loro quello del consorzio è l’unico reddito) periodicamente ricorrevano a forme di protesta estreme: incatenamenti, occupazioni di uffici, minacce di suicidio, interruzione dei lavori di assemblee elettive. Tre lavoratori dei 127, soli, ricorrendone i presupposti, come infine ha accertato la magistratura, hanno scelto la via della difesa del posto di lavoro e di battersi per ottenere la rimessione in servizio in luogo della concessione degli ammortizzatori sociali. Stando all’esito della vertenza ed alle sentenze della magistratura adita (Tribunale Civile e TAR), dunque, pare che questa fosse la via maestra: far tornare a lavorare queste persone nel servizio di raccolta differenziata.

Che per un risultato così apparentemente banale siano occorsi lunghi mesi, alcune sentenza della magistratura e la strenua lotta di una minoranza dei lavoratori, è fatto davvero singolare che sollecita l’esigenza di un approfondimento.
La legge della Regione Campania che ha imposto ai Comuni l’obbligo di costituire Consorzi per la gestione della raccolta differenziata è del febbraio 1993, oltre 18 anni fa! L’attività di questi consorzi è stata molto travagliata, tant’è che la differenziata è partita solo da qualche anno e che gli amministratori del consorzio BN1 sono stati condannati dalla Corte dei Conti per “mala gestio” e danno erariale, non avendo avviato il servizio in molti dei comuni di competenza del BN1!
La legge 26/2010 ha stabilito che entro il 31.12.2010 (termine poi prorogato al 31.12.2011) il ciclo integrato dei rifiuti debba essere “provincializzato” ossia debba essere gestito a livello provinciale, con ciò sancendo la fine dell’era dei Consorzi. Nel disegno del legislatore, infatti, il servizio in una prima fase era assunto da una società provinciale (a Benevento la Provincia ha costituito ad hoc la Samte) e poi affidato da questa ad uno o più gestori (imprese private). Tutta la procedura doveva essere articolata in modo da far salve, comunque, le posizioni dei lavoratori dei Consorzi, destinati, quindi, ad essere riassorbiti prima dalla società provinciale e poi dai gestori affidatari del servizio. In questo schema configurato dalla legge solo quei lavoratori dei consorzi che fossero già stati dichiarati in esubero, in base a piani industriali elaborati dai consorzi, dovevano finire in cassa integrazione. In provincia di Benevento nessuno dei tre consorzi ha dichiarato esuberi, dunque, tutti i lavoratori dovevano essere ricollocati ed in realtà lo saranno in base all’accordo di ieri l’altro.
La linearità della previsione normativa, perfettamente applicata, ad esempio, ad Avellino, fa’ a cazzotti, però, con gli “interessi” clientelari ed affaristici perseguibili nella riorganizzazione del ciclo dei rifiuti e che talora avvinghiano in un unico fascio politici, sindacalisti ed imprenditori. E’ evidente, infatti, che nelle more dell’operatività della società provinciale e dell’affidamento del servizio ad un gestore terzo i Comuni possono, e di fatto in tal senso hanno proceduto, appaltare in proprio a ditte private la gestione del servizio; e’ altresì evidente che sinché la SAMTE non inizia ad operare il gettito della TARSU rimane ai Comuni che ne gestiscono in proprio il gettito, non sempre in modo ortodosso, come ben sappiamo a Benevento; è infine evidente che se l’assorbimento dei lavoratori dei consorzi non procede in via automatica si crea lo spazio per una “gestione” dei lavoratori da impiegare nel nuovo assetto organizzativo del ciclo dei rifiuti. A Benevento, ad esempio, l’ASIA, da quando ha avviato la differenziata, ha fatto massiccio ricorso al lavoro interinale, ossia a lavoratori “chiamati” tramite agenzie specializzate, sostenendo di non poter utilizzare i lavoratori dei consorzi, per i quali, invece, gli spessi amministratori (Sindaco in testa) che avevano influenza sull’ASIA, chiedevano la cassa integrazione. Ecco il paradosso: 127 lavoratori sono rimasti per mesi senza stipendio e senza lavoro mentre per svolgere il loro lavoro sono stati “chiamati” altri lavoratori o altre ditte private.
Lasciare in cassa integrazione i lavoratori dei consorzi era un’ottima soluzione per poter gestire con la riorganizzazione del ciclo dei rifiuti anche le nuove assunzioni.
Come sempre, in definitiva, quando nelle amministrazioni, anche con la connivenza e cointeressenza delle parti sociali, è bene ribadirlo, prevale l’obiettivo di “gestire”, i cittadini ed i lavoratori ne subiscono conseguenze dure e pesanti.
L’accordo dell’altro ieri pone fine a questo scempio; bisogna esser grati a quella sparuta minoranza di lavoratori che, assistiti dall’avvocato Sandra Sandrucci, ha lottato per difendere il proprio posto di lavoro, senza accontentarsi dell’ammortizzatore sociale.