sabato 14 gennaio 2012

editto Pepe: mai più matrimoni civili nel fine settimana



Non è il caso di sprecare neanche un minuto per procurarsi e leggere la sciagurata delibera, determina o ordinanza in virtù della quale, di fatto, l’Amministrazione Pepe ha vietato i matrimoni civili dalle 14 del venerdì alle 9 del lunedi mattina. Questo editto, che ha il sapore  di quei digiuni o penitenze imposte da alcune religioni ai propri fedeli nei week-end, non val proprio la pena di studiarlo; la “regola” che impone, avvilendo lo spirito laico della città e l’entusiasmo di decine di coppie, và, piuttosto, rappresentata con l’immagine che, conoscendo un po’ i personaggi coinvolti nella decisione, ci si raffigura in mente: l’incontro tra l’ottuso dirigente ed il bigotto Amministratore, i quali nel grigiore delle stanze di Palazzo Mosti, ammuffite, al pari delle loro menti, convengono che la celebrazione del matrimonio civile non ha più valore che l’estrazione di un certificato anagrafico e che quindi deve rispettare gli orari d’ufficio. Con ciò trova pace la ragion di bilancio, perorata dal dirigente in manicotto che non vuole pagare gli straordinari ai dipendenti da impegnare per gli adempimenti burocratici, e la ragione di chiesa, cui questa Amministrazione è votata, avendo addirittura ospitato il Monsignor di turno in occasione della presentazione del programma di mandato, per ottenerne benedizione. E sia maledetto dunque il matrimonio degli atei e dei laici in generale; facciano la fila all’ufficio tributi insieme a chi protesta per l’ICI o per la Tarsu. E così sia. Non lambisce le menti degli Amministratori locali l’idea che il Comune debba essere al servizio dei cittadini e che quindi ci si debba industriare per offrire il servizio senza che il Comune ci rimetta.
Se è inutile studiare il medievale editto Pepe ha senso, umilmente, verificare cosa accade in altre città. Internet, molti amministratori non lo sanno, oggi consente di acquisire piccoli “know-how”, anche stando comodamente seduti alla scrivania. Girando per i siti istituzionali di città come Lucca, ad esempio, si scopre che i Comuni se per un verso assicurano ai cittadini i migliori servizi possibili senza rimetterci un euro per altro verso partecipano al grande business del matrimonio, predisponendo un listino per le location più accattivanti del patrimonio Comunale ed applicando tariffe differenziate per i vari giorni della settimana, compresi il sabato e la domenica, e per i residenti e non residenti. Il Comune di Benevento attraverso la mera COPIA di questa diffusa pratica potrebbe non solo assicurare a costo zero un servizio efficace alle coppie di promessi sposi ma addirittura ritrarre piccole utilità, da destinare anche al personale, mettendo a disposizione l’Hortus Conclusus, il cortile di Palazzo Paolo V° o altre location attraenti. Basterebbe predisporre un regolamento ed un listino delle tariffe, dismettendo i manicotti, riponendo i rosari di plastica, giustificandosi con la curia, spolverando un po’ le menti, pensando ai cittadini. Tutto ciò, effettivamente, può rappresentare un’opera impegnativa per un’amministrazione targata Pepe; uno piccolo sforzo lo si potrebbe fare, se non proprio in nome dell’eretico interesse dei cittadini laici, almeno sotto l’ipocrita vessillo del “family day”. Ecco Sindaco, l’oggetto della delibera rivoluzionaria potrebbe essere COMUNE APERTO NEL WEEK-END PER LE NUOVE FAMIGLIE.