Non è il caso di sprecare neanche
un minuto per procurarsi e leggere la sciagurata delibera, determina o
ordinanza in virtù della quale, di fatto, l’Amministrazione Pepe ha vietato i
matrimoni civili dalle 14 del venerdì alle 9 del lunedi mattina. Questo editto,
che ha il sapore di quei digiuni o
penitenze imposte da alcune religioni ai propri fedeli nei week-end, non val
proprio la pena di studiarlo; la “regola” che impone, avvilendo lo spirito
laico della città e l’entusiasmo di decine di coppie, và, piuttosto,
rappresentata con l’immagine che, conoscendo un po’ i personaggi coinvolti
nella decisione, ci si raffigura in mente: l’incontro tra l’ottuso dirigente ed
il bigotto Amministratore, i quali nel grigiore delle stanze di Palazzo Mosti,
ammuffite, al pari delle loro menti, convengono che la celebrazione del matrimonio
civile non ha più valore che l’estrazione di un certificato anagrafico e che
quindi deve rispettare gli orari d’ufficio. Con ciò trova pace la ragion di
bilancio, perorata dal dirigente in manicotto che non vuole pagare gli
straordinari ai dipendenti da impegnare per gli adempimenti burocratici, e la
ragione di chiesa, cui questa Amministrazione è votata, avendo addirittura
ospitato il Monsignor di turno in occasione della presentazione del programma
di mandato, per ottenerne benedizione. E sia maledetto dunque il matrimonio degli
atei e dei laici in generale; facciano la fila all’ufficio tributi insieme a
chi protesta per l’ICI o per la Tarsu. E così sia. Non lambisce le menti degli
Amministratori locali l’idea che il Comune debba essere al servizio dei
cittadini e che quindi ci si debba industriare per offrire il servizio senza
che il Comune ci rimetta.
Se è inutile studiare il
medievale editto Pepe ha senso, umilmente, verificare cosa accade in altre
città. Internet, molti amministratori non lo sanno, oggi consente di acquisire
piccoli “know-how”, anche stando comodamente seduti alla scrivania. Girando per
i siti istituzionali di città come Lucca, ad esempio, si scopre che i Comuni se
per un verso assicurano ai cittadini i migliori servizi possibili senza
rimetterci un euro per altro verso partecipano al grande business del matrimonio,
predisponendo un listino per le location più accattivanti del patrimonio
Comunale ed applicando tariffe differenziate per i vari giorni della settimana,
compresi il sabato e la domenica, e per i residenti e non residenti. Il Comune
di Benevento attraverso la mera COPIA di questa diffusa pratica potrebbe non
solo assicurare a costo zero un servizio efficace alle coppie di promessi sposi
ma addirittura ritrarre piccole utilità, da destinare anche al personale,
mettendo a disposizione l’Hortus Conclusus, il cortile di Palazzo Paolo V° o
altre location attraenti. Basterebbe predisporre un regolamento ed un listino
delle tariffe, dismettendo i manicotti, riponendo i rosari di plastica,
giustificandosi con la curia, spolverando un po’ le menti, pensando ai
cittadini. Tutto ciò, effettivamente, può rappresentare un’opera impegnativa
per un’amministrazione targata Pepe; uno piccolo sforzo lo si potrebbe fare, se
non proprio in nome dell’eretico interesse dei cittadini laici, almeno sotto
l’ipocrita vessillo del “family day”. Ecco Sindaco, l’oggetto della delibera
rivoluzionaria potrebbe essere COMUNE APERTO NEL WEEK-END PER LE NUOVE
FAMIGLIE.