sabato 12 novembre 2011

sposerò una parrucchiera....


Il marito della parrucchiera è un film di Patrice Lecont del 1990. C'è una sequenza, all'inizio del film, che fa parte dei miei ricordi, delle mia collezione intima di sequenze cult, di emozioni, ricordi e passione per il cinema. Ve la ripropongo (basta cliccare sull'immagine).


Il marito della parrucchiera (Le mari de la coiffeuse, 1990) di Patrice Leconte, con Jean Rochefort, Anna Galiena, Henry Hooking, Anne-Marie Pisani.

La parrucchiera per signori, sconosciuta in Italia dove quasi non esiste il barbiere-donna che lavora soltanto per clienti maschi, uomini, ragazzi o bambini, è la fissazione erotica del protagonista, formatasi nell’infanzia: in quelle ore meridiane d’estate in cui era così languido a dieci anni abbandonarsi sulla poltrona, abbandonare estatico la testa riversa alle mani sapienti della grossa parrucchiera, sentire vicinissimo l’odore inebriante del corpo di lei, intravederne attraverso il camice bianco il gran petto madido di sudore.
Parrucchiere, infermiere, governanti, negozianti, insegnati: le donne in grembiule d’un tempo, materne, sensuali e comandanti, hanno un posto speciale nell’immaginario erotico maschile, come Fellini ha insegnato. Il protagonista non si libererà più di quel desiderio puerile, così come nessun uomo si libera mai della propria natura infantile: da adulto sposa una bella parrucchiera, passa le giornate al negozio in adorazione di lei, fa l’amore con lei tra forbici, pennelli e saponi, si esibisce per lei nella danza araba che è la sua fissazione artistica parallela a quella erotica, passa accanto a lei dieci anni di dolcezza passionale, di serena voracità sessuale, di perfetta felicità.
Poi compare un’allarmante ricerca di novità che sembra smetire la loro appagata autosufficienza e .................... (non vi svelo il finale, of course).
Patrice Leconte, il regista francese autore anche dell’interessantissimo Monsieur Hire, riesce nel tentativo di tradurre una fissazione erotica forse anche autobiografica in racconto oscillante tra realismo magico e surrealismo bunueliano, in narrazione elegiaco-umoristica, nelle immagini perfette di un film molto inconsueto. Lo aiutano il virtuosismo di Jean Rochefort, la bellezza calma e la bravura sicura di Anna Galiena, italiana in Francia, attrice seducente, intelligente.

Recensione di Lietta Tornabuoni, tratta da " '91 al cinema", Einaudi