domenica 18 marzo 2012

"il vaglio" sulla mia uscita da ORA


da "il vaglio" - articolo apparso il 16 marzo 2012 - link all'articolo


Benevento: Antonio Medici ha lasciato la sua ‘Ora’. Nessuna reazione da parte dei componenti

La decisione presa per la mancata autocritica nel movimento dopo la sconfitta elettorale e per la struttura organizzativa ipotizzata. “Oggi, con rammarico doloroso, mi sento estraneo al gruppo e di intralcio al suo sereno lavoro. Per questo rinuncio a farvi parte per il futuro”


Una settimana fa Antonio Medici ha reso noto il distacco dal movimento “Ora”, acronimo di “Occorre Cambiare Adesso”, messosi in evidenza in vista delle elezioni comunali di Benevento nel maggio 2011. Per tale associazione, Medici capeggiò la lista, come candidato sindaco, ottenendo un risultato (1.135, 2,66%), in termini di suffragi, esito più che decoroso ma non sufficiente, anche se per non molto, a far scattare un seggio alla lista che invece si fermò a 538 voti pari all‘1,30%. Nel frattempo non ci sono state prese di posizione pubbliche del sodalizio al riguardo. Né commenti sul blog. Probabilmente ne avranno discusso tra loro.
Tra le motivazioni scritte da Medici per spiegare il suo gesto, la mancata condivisione da parte degli altri componenti della sconfitta elettorale con una franca autocritica, anziché spiegarla con un presunto afflusso di voti sul vincente Fausto Pepe da ambienti collusi con la criminalità organizzata. Né Medici ha condiviso l’ipotesi di struttura organizzativa da dare al movimento ‘Ora’.
Sarebbe auspicabile che almeno le risultanze di questo dibattito interno siano rese pubbliche, perché la lista Ora ha svolto un ruolo significativo nella citata campagna elettorale, con denunce documentate e proposte interessanti e perché il suo leader che va via, anche a prescindere dal certificante dato numerico dei suffragi ricevuti, non è cosa da poter passare sotto silenzio per il migliaio e più di elettori che hanno creduto nella sua proposta.
Medici sul suo blog ha scritto: “Carissimi amici, sostenitori, elettori e simpatizzanti di Ora, nei mesi succedutisi alle elezioni, alla sconfitta elettorale, non sono riuscito ad integrarmi in alcune discussioni ed a contribuire significativamente alla definizione di una identità per trasformare la lista civile in movimento politico. Oggi, addirittura, con rammarico doloroso, mi sento estraneo al gruppo e di intralcio al suo sereno lavoro. Per questo rinuncio a farvi parte per il futuro.
Nei giorni e nei mesi immediatamente successivi alle elezioni, alla sconfitta elettorale, non ho condiviso l’analisi di chi riteneva la vittoria di Fausto Pepe dipendente dall’acquisto di voti in ambienti collusi con la criminalità organizzata. Non ho condiviso la volontà di non riconoscere la sconfitta e di partire da una serena e feroce autocritica per costruire nuovi spazi di consenso e l’allargamento del gruppo.
Non ho condiviso la prima individuazione ipotesi di struttura organizzativa. Benché abbia lavorato alla predisposizione della bozza di Statuto, non ho condiviso neanche l’idea di formalizzare una struttura organizzativa. Non ho condiviso la discussione su alcuni temi.
Rispetto a tutto ciò, del resto, non ho avuto la forza, ed in taluni casi neanche la voglia, di proporre altre visioni né di orientare i lavori delle riunioni. In questo contesto, però, vi assicuro sono sempre rimasto fedele allo spirito della campagna elettorale: uno spirito di apertura, collaborazione ed integrazione tra esperienze e culture diverse.
Sono rimasto anche sempre leale, non avendo mai, in alcun modo, proposto o assunto posizioni e comportamenti contrastanti o semplicemente diversi da quelli manifestati nelle riunioni.
Pur non essendo mancate occasioni di contatto con esponenti delle coalizioni che abbiamo sfidato in campagna elettorale, non ho mai, in nessun modo, ribadisco, avviato relazioni organiche, sistematiche o di consultazione con costoro.
Contrariamente a ciò che taluni ritengono, infatti, non appartengo alla sinistra radicale, militando, nella vita quotidiana, nel lavoro e con gli amici, nella formazione dell’etica radicale. Con la certezza di incontrarci amichevolmente in altri contesti, vi saluto caramente“.
E’ da dire che rose e fiori non sono state nemmeno per gli altri candidati sconfitti. Rottura c’è stata quasi immediatamente anche tra Raffaele Tibaldi e la dirigenza locale del Pdl. Il candidato del centrodestra ufficiale alle dette elezioni non fa parte del gruppo consiliare berlusconiano a Palazzo Mosti.
L’altra coalizione in lizza quella del “Pit”, con candidato sindaco l’ex democratico Carmine Nardone, e promossa dall’ex pidiellino Pasquale Viespoli, dal leader dell’Udeur Clemente Mastella, da Gennaro Santamaria dell’Udc e da altri, non si è trasformata dopo il voto in un gruppo unico, dividendosi in quattro. Nei mesi seguenti, poi, si è via via sfilacciata e più d’uno dei contraenti iniziali oggi sostiene, pubblicamente, che l’esperienza di tale coalizione si sia già conclusa.